Ci sono giornate calcistiche che vorremmo non finissero mai. Il Benevento Calcio (Davide) batte la Juventus (Golia) a domicilio e si regala una bellissima pagina di storia calcistica. Una domenica che resterà impressa nei ricordi più belli di sempre per tutti i tifosi giallorossi. Ma, credo, anche per quelli bianconeri...

Ci sono partite che dopo non ti fanno dormire. Perchè ci rimani male. Perchè sei cosciente che poteva andare diversamente. Perchè conosci il valore della squadra e ti fa rabbia vederla così. Perchè cresce l'ansia e la preoccupazione per il futuro (calcistico).

E poi, ci sono partite che non ti fanno dormire perchè tali e tante sono le emozioni che fanno provare, prima, durante e dopo, lasciando in circolo inevitabilmente un surplus d’adrenalina. Una condizione fisiologica che rende impossibile il sonno di chi vorrebbe (e dovrebbe) dormire. Ma tant’è! Ogni tanto ci vuole, no?

Il Benevento si ritrova, in una partita che sulla carta era assolutamente proibitiva. Credo che nessuno, neppure il più inguaribile tra gli ottimisti, avrebbe potuto pronosticare un risultato del genere, se non per scherzosa scaramanzia. La squadra ha ritrovato se stessa, la voglia di combattere, di non lasciare neppure un centimetro di campo agli avversari. Oltre l’eclatante score finale, da consegnare agli almanacchi, ciò che conta sono l’atteggiamento e la prestazione. Di tutti, stavolta nessuno escluso.

Cambio di modulo con la difesa a tre (quella della B…), centrocampo folto a fare filtro e due attaccanti combattivi e ben assortiti a guastare la linea arretrata bianconera. Viola e compagni hanno saputo mantenere le distanze tra i reparti, giocando in sincronia e sbagliando solo qualcosa in uscita, ma senza dimenticare che di fronte c’erano calciatori dal livello tecnico “mondiale”, senza nulla togliere ai nostri. Appunto, Davide contro Golia… E ancora, tanta  corsa, applicazione praticamente perfetta delle marcature (per quanto possibile contro i vari Ronaldo, Morata, Chiesa etc.) e pressing iniziale asfissiante: ecco il Benevento che auspicavamo di vedere, una squadra gladiatoria. Un atteggiamento combattivo necessario in un cammino salvezza. Poi, si può anche perdere, se l’avversario è più forte, ma senza regalargli nulla, lottando su ogni palla fino all’ultimo secondo.

La vittoria dell’Allianz Stadium, però, dovrà andare subito in archivio. È arrivata ci certo inaspettata ma credo sia stata meritata, considerando anche la differenza di organici tra la Juve e i giallorossi. E, lo spero, avrà un effetto corroborante e rigenerante, soprattutto ci permette di guardare alle prossime due sfide salvezza casalinghe di Aprile (Parma e Sassuolo)  con una maggiore relativa tranquillità. Filippo Inzaghi potrà sfruttare le due settimane di stop, dovute agli impegni della Nazionale, per recuperare definitivamente qualche infortunato e per far tirare il fiato a quelli che hanno giocato di più. E si dovrà comunque lavorare per provare a limitare certi errori individuali che inficiano il gioco di squadra. Come già ribadito nel recente passato, molte prestazioni sono state macchiate da svarioni o da disattenzioni di alcuni. E su questo bisognerà concentrare il lavoro di finitura.

Quello delle ultime prestazioni non era di certo lo stesso Benevento che avevamo apprezzato nella prima parte del campionato. Una squadra impacciata e balbettante non poteva essere la stessa che aveva racimolato ben sei vittorie e tanti pareggi importanti, giocando un buon calcio e lasciando sempre ottime impressioni anche a titolati addetti ai lavori. Certo, non dobbiamo illuderci che si possa sempre ripetere la prestazione eccellente (oltre la vittoria, sia chiaro) di Torino. Quindi, mi accontenterei di rivedere sempre la squadra solida e concreta che conosciamo. Il Benevento che, messo nelle  migliori condizioni possibili, può giocarsela contro chiunque. Non una corazzata, ne siamo consapevoli, ma una squadra che di certo non è inferiore alle altre invischiate nella lotta per non retrocedere.

Sezione: IL PUNTO di M.Mulè / Data: Lun 22 marzo 2021 alle 07:10
Autore: Marcello Mulè
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