Mi sono preso qualche ora per riflettere e metabolizzare. Perché dopo l’ennesima, deprimente prestazione del nostro Benevento, serviva qualche ora in più per non scrivere solo con l’amarezza e la delusione. Serviva un po’ di lucidità e razionalità o almeno provare ad esserlo.Infatti mentre a pochi chilometri di distanza da noi si festeggiava una promozione meritatissima, al “Ciro Vigorito” andava in scena l’ennesimo copione già visto: una squadra spenta, apatica, senz’anima. Una squadra che di fatto ha dimostrato a più riprese di non avere alcun legame con la città, con i suoi tifosi, con la sua storia. E mentre guardavo gli ultimi minuti di quella partita, mi chiedevo: ma come ci si fa ad innamorare di una squadra così? Come si fa a lasciarsi coinvolgere e a sostenere un gruppo che di fatto squadra non è, e che pur volendo, non ci dà nulla a cui aggrapparci?
Il Benevento visto contro il Trapani è forse il peggiore di questo girone di ritorno. Una squadra sfilacciata, svogliata, composta da giocatori che in campo trasmettono lo stesso entusiasmo di un impiegato frustrato al lunedì mattina. Gente che sembra portare il peso della maglia come fosse un obbligo contrattuale, non un orgoglio. E tutto questo ha distrutto anche quel poco di entusiasmo che si era riacceso a inizio stagione.L’ho detto più volte, anche quando eravamo primi in classifica: questa squadra aveva delle carenze evidenti che solo il DT Carli non aveva notato.Una squadra tra l’altro ancora intrappolata in un passato recente fatto di retrocessioni e fallimenti. Alcuni elementi purtroppo erano – e restano – simboli di questi 4 anni amarissimi, e non potevamo certo pretendere che all’improvviso diventassero i trascinatori della rinascita.Nel calcio può succedere di tutto, lo sappiamo. Ma ad oggi, è difficile credere che un gruppo così sfilacciato possa affrontare e vincere un percorso estenuante come quello dei playoff di Serie C. E non è solo una questione di qualità tecnica: è evidente che molti di loro stanno solo aspettando che finisca la stagione per scappare da Benevento, portandosi via un altro (e per alcuni di loro, ultimo per fortuna) stipendio puntualmente pagato da Vigorito. Nel frattempo, l’Avellino ci ha dato una lezione. Una squadra forse anche meno talentuosa in prospettiva della nostra, ma certamente con più cuore, più fame, più senso di appartenenza e soprattutto tanta rabbia e voglia di vincere e rappresentare un territorio.
Ho visto i video della festa nello spogliatoio irpino: c’erano giocatori con la cover del telefono biancoverde, simbolo di un attaccamento autentico. Loro sono stati criticati, anche duramente durante la stagione, ma non si sono mai disuniti. Forse perché lì dentro c’era l’“Avellinità”, incarnata dai vari Biancolino, Riccio e compagnia, che di fatto sono prima dei tifosi e poi dei tecnici e dirigenti.
Una squadra con almeno sei titolari che, in passato, sono stati capitani altrove. Anche questo particolare dovrebbe far riflettere chi sarà deputato (si spera) nel prossimo futuro a ricostruire la squadra. E noi? Il tanto sbandierato “progetto giovani” è di fatto naufragato. Ma badate bene, la colpa non è ovviamente dei ragazzi. La colpa è di chi li ha mandati in campo allo sbaraglio senza affiancarli a veri leader. Immaginate i vari Veltri o Viscardi accanto a uno come Lucioni: sarebbe stata sicuramente un’altra storia. Lo ha dimostrato il Cesena lo scorso anno: giovani sì, ma con anziani veri, carismatici, pronti a fare loro da guida. Noi invece abbiamo messo i vari Talia, Prisco, Sena e compagnia bella accanto a giocatori come Tosca, Acampora e Viviani. Sinceramente non potevamo pretendere di vincere così.
E qui le responsabilità sono chiare. Carli ha fallito su tutta la linea e quindi sarebbe il caso che si prendesse le sue responsabilità e rimettesse quanto prima il suo mandato, e andasse più lontano possibile da Benevento, Auteri non è più quello della prima promozione in B, e nel momento in cui doveva imporre le proprie idee, ha abbassato la testa diventando una sorta di “signorsì” senza batter ciglio e nemmeno i pugni sul tavolo quando c’era da chiedere quegli acquisti che gli avrebbero garantito forse di giocarsela fino alla fine. Infine il presidente Vigorito, che negli ultimi quattro anni, ha preso decisioni quanto meno incomprensibili.
Al netto dei poveri 100 frustrati social, tutti continuano ad essere riconoscenti al Presidente per quello che ha fatto per noi in questi quasi 20 anni di presidenza, ma è evidente che negli ultimi 4 anni non ne ha azzeccata mezza. Quest’anno poi è stato il trionfo, con scelte davvero indecifrabili e sinceramente difficili da comprendere che sono andate a minare di fatto le certezze del tifoso anche rispetto alla sua voglia o meno di continuare ad essere in prima linea a guidare il Benevento. Domani ha indetto una conferenza stampa che speriamo nel bene o nel male ci possa chiarire quello che ha in mente per il prossimo futuro.
L’avevo detto e scritto qualche tempo fa: il Presidente dovrebbe ricominciare a parlare con il cuore alla gente. Dovrebbe riavvicinarsi alla persone, ma non a chiacchiere e con i soliti aforismi a volte poco chiari alla massa. Il Presidente dovrebbe tornare ad essere quello che incontrava i tifosi della curva in autostrada e mangiava il panino insieme a loro. Il Presidente se volesse davvero concretizzare quella parola “insieme “ che va ripetendo spesso dovrebbe provare a fare il primo passo di riavvicinamento prima di tutto verso la curva che credo non aspetti altro. Troppe le incomprensioni e gli atteggiamenti che ai più sono sembrati obiettivamente arroganti. Troppe le scelte che andrebbero spiegate e che invece negli ultimi quattro anni non hanno mai trovato una risposta. Se il Presidente si fosse stancato dopo 20 anni nessuno potrebbe condannargli la scelta di lasciare o passare la mano a qualcuno. Ma lo faccia con chiarezza e con amore. Perché sono convinto da sempre che quando il Presidente deciderà di non essere più al timone di comando del suo Benevento troverà il modo di garantire alla sua creatura che ha fatto parte di buona parte della sua vita di avere un futuro solido e delle basi forti per proseguire l’avventura provando sempre a puntare in alto. Un ultima cosa vorrei dirgli facendo riferimento ad alcune sue dichiarazioni rilasciate ultimamente: se si è partiti tutti insieme e poi durante il tragitto qualcuno si è perso per strada certamente la colpa non la si può imputare ai tifosi che hanno dimostrato sempre grande attaccamento.
Sono 4 anni che questa gente ingoia delusioni a ripetizione e sfido qualsiasi altra tifoseria a reagire nella stessa maniera dei nostri ragazzi che hanno continuato a macinare chilometri e a sostenere l’insostenibile. E’ arrivato il momento di uscire allo scoperto e capire se il Presidente ha ancora voglia di ricominciare e di provare sul serio a ritornare dove tutti sognamo. Ma bisogna che lo dica chiaramente. Dopo questi assurdi 4 anni e’ il minimo che la gente si meriterebbe.
Quale occasione migliore della conferenza stampa di domani. Presidente ci faccia capire se vuole ricominciare a sognare e a riaccendere quella emozione che si è comprato 20 anni fa. Noi siamo pronti! Stampa e tifoseria organizzata non stanno aspettando altro che un gesto da parte sua. Perché lei come il Gladiatore con un solo segnale potrebbe scatenare un inferno di entusiasmo. Perché non proviamo tutti insieme (ma per davvero) a tornare dove meritiamo? Lo merita lei, la Curva e tutta la gente innamorata pazza di questa maglia. Ci vogliamo riprovare tutti insieme? E allora faccia tabula rasa e ripulisca per davvero lo spogliatoio e i quadri dirigenziali e dei collaboratori. Rimetta al centro la “beneventanità”, quella che insegna a chi arriva qui cosa significa indossare questa maglia.Abbiamo bisogno di costruire una squadra fatta prima di tutto da uomini veri e poi da calciatori. Vogliamo che il cuore ricominci a battere forte. Vogliamo ricominciare ad esultare con rabbia per un gol della nostra squadra! Vogliamo abbracciare i nostri calciatori che dopo un gol arrivano sotto la Curva Sud ad esultare in maniera sincera e con l’orgoglio di rappresentarci.
Ci riporti in serie B dove tutti abbiamo sempre sognato di stare e di rimanere. Sai che soddisfazione poi lasciare il timone da vincente. Anche lei sa bene che non sarebbe bello dopo una storia così bella chiudere tutto in questo modo.
Ps: quando si usa la parola “insieme” non si può NON coinvolgere la politica cittadina. Credo che sia inutile che il Sindaco Mastella a più riprese chieda alla città e alla tifoseria di non contestare l’operato della società per evitare che poi il Presidente Vigorito possa andare via. Questa è solo ipocrisia e una sorta di egoismo politichese, per la serie “meglio che Vigorito rimanga dov’è per non avere un altro problema da risolvere”. Al Sindaco e all’amico Enzo Lauro, consigliere comunale con delega allo Sport del Comune di Benevento, e che tra l’altro so che è un grandissimo tifoso dei giallorossi, consiglio invece di fare inutili dichiarazioni di mera e “dovuta” vicinanza istituzionale di mettersi seriamente e concretamente al lavoro per concedere quanto prima una concessione pluriennale dello Stadio al Presidente Vigorito e magari trovare il modo come stanno facendo altrove, di intercettare dei fondi per riqualificare la struttura magari dotandola della copertura totale che tutti sognano. A differenza di altre province il nostro stadio non è da abbattere e ricostruire ma andrebbe solo rimodernato per renderlo ancora più bello di quello che è. Basta nascondersi dietro cavilli burocratici e lungaggini della legge. Quando una cosa là si vuole fare, specialmente in politica, si trova il modo di farla. Ma credo proprio che questo sia il problema di fondo. Il “volere”. Tanto che ci frega, c’è Vigorito al comando che tira fuori i soldi per garantirci uno stadio decoroso.
La foto è dell'amico tifoso Giampiero Fabrizio.
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