“Movimento inatteso, rapido e scattante. Ad esempio il guizzo dell’anguilla, della fiamma”. Cos’è? E’ la definizione che il dizionario dà della parola guizzo ed è la sola cosa che è mancata nel gelido pomeriggio del Vigorito contro la muraglia ascolana messa su da Aglietti. 90 freddissimi minuti nell’attesa di un guizzo, un’invenzione, la giocata che spariglia le carte che non è arrivata....dopo 19 partite tutte d’un fiato di questa folle corsa che è la B ci sta. Aglietti alla “Catalano maniera” in settimana aveva solennemente affermato “Prima o poi il Benevento in casa perderà”…lasciando intendere chissà che, poi ha pensato bene di dimenticare il suo passato da attaccante e di impostare il classico difensona e contropiede, aiutato dai calzini rossi portafortuna che si sono materializzati nel palo di Ceravolo e nel cartellino arancione (molto tendente al rosso) del pachidermico centralone bianconero che ha abbattuto lo stesso Ceravolo ormai in porta. Così il Benevento si è accodato al passo lento del vagone di testa della classifica, ma non ha perso e non deve perdere il sorriso anzi: la serie positiva continua, la classifica è miele puro, la squadra, intesa nel suo complesso, di chi entra e chi esce dall’11 titolare è viva, vegeta e con la testa nel progetto, come dicono quelli che se ne intendono. E il pubblico, lo zoccolo duro diventato ormai quello dei 7mila abbondanti, è accanto alla squadra perché in campo vede che c’è una grossa idea di fondo che tiene insieme quelle maglie giallorosse, quindi avanti con grande fiducia.
“Siamo partiti con questa cosa, vediamo come risponde la squadra…”, più o meno con queste parole mister Baroni, qualche settimana fa, commentava la scelta di svolgere gli allenamenti della sua squadra di mattina, di solito sempre verso le 11. Scelta dettata dal ripristino dell’ora solare e dalla volontà di sfruttare il maggior numero di ore di luce naturale e non lavorare a temperature proibitive. Che dire, sembra davvero che per il Benevento il mattino abbia l’oro in bocca, come recita il famoso proverbio. La condizione fisica generale, al di là degli acciacchi fisiologici, la quadratura tattica, i sincronismi, offensivi e difensivi, che questa squadra sta visibilmente affinando sono la risposta più chiara che lavorare a cavallo del mezzogiorno, nel silenzio delle mattinate padulesi, quando gli impiegati sono in ufficio, gli artigiani e i commercianti in bottega e gli studenti sui banchi di scuola è una opzione che si sta rivelando vincente. Scherzi a parte, l’orario c’entra poco ( o per lo meno non del tutto…), c’entra invece la qualità, la serietà, la dedizione del lavoro svolto. Non c’è conferenza stampa o intervista nella quale Baroni non faccia riferimento al lavoro quotidiano, a quel mattoncino oscuro da mettere giorno dopo giorno per poi, nel fine settimana, togliere il velo e mostrarne i frutti che sinora sono stati copiosi. Il tutto, come all’esterno chiaramente appare, è cementato da un gruppo veramente tale, dove anche chi non frequenta il campo con assiduità si sente partecipe al 100%, allora la quadratura del cerchio è trovata. Se i mezzogiorno di fuoco sul campetto di Paduli sono così produttivi in termini di classifica, come si fa ora a cambiare questa abitudine? Semplice, non si cambia…
Cosa trova il Benevento sotto l’albero? Un esame di quelli severi, tostissimi. Il pomeriggio della Vigilia di Natale nel catino del Matusa di Frosinone non è certo il massimo della vita, ma tant’è. I ciociari, reduci dalla storica e dignitosa apparizione in serie A, si sono affidati alla garanzia di Pasquale Marino per provare a ritornare nel paradiso della massima serie e da buona retrocessa trovano linfa vitale nell’ormai famigerato “paracadute”, che ha consentito anche ai canarini di mantenere agevolmente a libro paga i vari Bardi, Dionisi, i fratelli Ciofani, Soddimo, gente che l’anno scorso non ha sfigurato allo Juventus Stadium e a San Siro. Una squadra che pratica un calcio fisico e offensivo specie in casa, un banco di prova (l’ennesimo) per questo Benevento che ormai ha consapevolmente alzato l’asticella del suo campionato.
Per concludere una serie di auguri natalizi per così dire….personalizzati. In primis al presidente Oreste Vigorito: dopo tanti anni il Benevento, in questo periodo natalizio, non sarà un problema da risolvere ma un soave pensiero col quale addolcire queste festività, rese inevitabilmente tristi dalla recente scomparsa del papà Gaetano. Buon Natale a Baroni e ai suoi ragazzi, che dovranno fare uno sforzo immane per trovare la concentrazione massima per gettarsi anima e corpo nella battaglia di Frosinone e poi staccare, giusto qualche ora, per dedicarsi agli affetti più cari. Buon Natale, inevitabilmente, a Gaetano Auteri, che da queste parti non dimenticheremo mai: un anno fa di questi tempi alla B forse ci credeva solo lui, un anno dopo a Matera sta lentamente tessendo un altro miracolo, col rischio che a Foggia e a Lecce anche nel 2017 se lo sognino di notte. Buon Natale ad Andrea Abodi, presidente di Lega, che quest’anno ha messo in piedi un boxing day all’italiana, con partite nel pomeriggio della Notte Santa e un turno interamente notturno alla vigilia di San Silvestro, più che modello inglese lo chiamerei modello satellitare. A proposito, Buon Natale a Luca Marchegiani e Gianluca Di Marzio, opinionisti Sky, che “sì il Benevento vince…però la Spal, però il Cittadella, però il campionato è lungo….”. Buon Natale a Diletta Leotta e ai suoi occhi, che quando nomina il Benevento sembra che si illuminino di più e anche se so che non è assolutamente vero a me sembra proprio così. Buon Natale a tutti i tifosi giallorossi, che hanno messo finalmente da parte il “non vincete mai” da incubo e quest’anno hanno (anzi, abbiamo…) vinto, direi stravinto…a dispetto dei gufi, degli invidiosi, degli asini col Rolex, di quelli che le partite le giocano ovunque tranne che sul campo, che gestiscono i contributi di Lega a piacimento…e visto che ci siamo e che noi siamo beneventani che dire….Buon Natale anche a loro….
Ma soprattutto Buon Natale alla nostra città che molto spesso mi fa arrabbiare, che a volte mi sembra la Bella Addormentata, che si rallegra per un 86esimo posto in una classifica che ogni anno è uno schiaffo in viso, ma che è sempre la mia città, che non smetterò mai di amare. Questa città che ogni anno vede partire tanti, troppi giovani in cerca di un futuro e di una dignità che qui purtroppo sono merce rara, che si accontenta di quel che ha perché pensa che nulla possa cambiare, o perché forse vuole che nulla cambi. Eppure basta un attimo, una scintilla per far sì che possa mettersi in moto qualcosa che oggi sembra impossibile, lontano, irraggiungibile. Ma bisogna crederci, lavorarci giorno per giorno, fare gruppo senza invidie, superare i momenti difficili ed essere convinti dei propri mezzi, senza fatalismi e istinti autodistruttivi. Solo belle parole? Pensateci un attimo, rileggete queste righe e vedete se dentro non ci sono tutti gli ingredienti della meravigliosa storia del Benevento 2016. Ricordate un anno fa dov’era il Benevento? Vedete dov’è ora….e quelle non saranno solo vuote parole.
Un sincero augurio di un FELICE NATALE a voi e alle vostre famiglie, appuntamento a mercoledì prossimo e, per stavolta, FORZA BENEVENTO e FORZA IL BENEVENTO !!!
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